Fondata quasi 80 anni fa da Leo Longanesi, editore-artigiano con il manuale tipografico di Bodoni sulla scrivania, la casa editrice omonima è oggi parte di Gems e si distingue nel campo della narrativa, saggistica e varia. Tra digitalizzazione, nuovi approcci alla lettura e congiuntura economica, abbiamo parlato delle sfide presenti e future con Giuseppe Strazzeri, direttore editoriale di Longanesi.
Di Michela Pibiri | Su PRINTlovers 107
Era un anticonformista, Leo Longanesi, editore appassionato di tipografia – fu l’amico pittore Giorgio Morandi a trasmettergli l’amore per la ricerca e il recupero dei tipi – oltre che scrittore e artista, che nel 1946 fondò a Milano la casa editrice che ancora oggi porta il suo nome e la rivista “Il Libraio”, bollettino di informazione editoriale.
Rilevata dopo varie traversie da Messaggerie Italiane nel 1977 e riportata agli antichi splendori nel corso degli anni ’80 e ’90 da Mario Spagnol, Longanesi oggi si trova dentro la Holding Gruppo Messaggerie come parte di Gems, Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, e del DNA originario del suo fondatore conserva proprio quella vocazione a pensare fuori dagli schemi, l’originalità delle proposte e un orizzonte a 360 gradi tra narrativa, saggistica e varia. Tra i grandi successi del passato la casa editrice annovera autori e titoli come “La storia infinita” di Michel Ende, “Il mondo di sofia” di Jostein Gaarder o “Un altro giro di giostra” di Tiziano Terzani, cui oggi si affiancano nomi come Donato Carrisi, Massimo Gramellini, Ilaria Tuti e Alessia Gazzola. Con uno sguardo all’editoria nel suo complesso e alle specificità della casa editrice, abbiamo parlato con Giuseppe Strazzeri, direttore editoriale di Longanesi dal 2009.
Quali sono i generi editoriali su cui oggi Longanesi punta maggiormente e come si articola la distribuzione?
Il totale delle uscite per Longanesi oscilla intorno alle cento novità all’anno, fatte approssimativamente per il 60% da titoli di narrativa e per il 40% da titoli di saggistica e varia. I generi tradizionalmente più indentificativi per la casa editrice, e su cui più immediata è la riconoscibilità prima di tutto presso i librai, sono quelli del crime e del thriller. Autori come James Patterson, Lee Child, ma anche Donato Carrisi o Alessia Gazzola, hanno fatto di Longanesi un marchio di garanzia per l’entertainment di qualità. Grazie a una distribuzione capillare i libri Longanesi sono presenti contemporaneamente su tutti i canali di vendita, dal retail alla grande distribuzione, al digitale e più di recente anche sul canale vendita degli audiobook, in percentuali variabili rispetto genere e tipologia di autori. Ci sono scrittori consolidati di crime fiction, come appunto Child o Patterson, le cui vendite si avviano a una suddivisione equa tra formato cartaceo e digitale, mentre per la saggistica invece la quota digitale perlopiù è ancora ampiamente minoritaria.
Possono coesistere proficuamente, nella vostra strategia, libri di carta, e-book e audiolibri?
Assolutamente sì, e il decollo recente di un mercato come quello dell’audiobook, in crescita costante da qualche anno dopo decenni di sostanziale stallo, indica chiaramente che c’è una nuova modalità di fruizione del prodotto editoriale, da affiancare e seguire con attenzione perché avente caratteristiche sue proprie. Ad esempio oggi sappiamo per certo che il successo di un audiolibro può essere dettato dalla qualità del suo lettore o lettrice, secondo criteri che non sono meramente recitativi (il lettore di audiolibri, per quanto possa sembrare il contrario, non è un attore e ha caratteristiche diverse). Quanto all’ebook, è una modalità ormai consuetudinaria per una minoranza del mercato che non sembra volere crescere oltre il 10% del mercato, fatti salvi i casi di singoli autori o specifici generi, specie se legati alla serialità, che ne favoriscono la fruizione in digitale ben oltre questa media percentuale.
In un mercato fortemente competitivo, quanto sono importanti nel successo di un libro cartaceo le scelte in termini di formato, grafica, carte, tecniche di stampa e legatoria?
C’è sicuramente in corso un fenomeno apparentemente controintuitivo e per questo particolarmente interessante, ossia il fatto che di recente il segmento di lettori (e forse dovrei più correttamente dire di lettrici) più giovani, parlo di quella fascia detta “Young Adult” o “New Adult” tra adolescenza e prima età adulta, quindi la più “nativa digitale” che ci si possa immaginare, sempre più sembra apprezzare edizioni molto curate graficamente, formati eccedenti rispetto agli standard, materiali “ricchi” come lamine metalliche o superfici “soft touch”, o edizioni con interventi speciali come i cosiddetti “sprayed edges”. Sono caratteristiche ricercate principalmente nel mondo del rosa, in particolare nella sua declinazione più contemporanea del cosiddetto “romantasy”, mix appunto di rosa e fantasy, ma la stessa cosa la si può rilevare nei generi del fantasy puro o della science fiction. L’acquisto di un oggetto fisico tangibilmente impreziosito sembra avere su questo pubblico un doppio effetto, ossia un effetto “Instagram” (o TikTok), quindi di oggetto che è bello condividere sui social, e un effetto “di presenza”, ossia di oggetto da portare con sé alle presentazioni e ai firma copie delle autrici o degli autori, vere e proprie kermesse in cui le comunità digitali di queste lettrici e lettori si ritrovano, uniti dalla passione per il medesimo autore o autrice e per il libro in quanto testimonianza tangibile e pregiata della propria passione.
Ci sono esempi di progetti editoriali che avete dovuto gestire con i vostri fornitori fuori dai consueti standard creativi o industriali?
In Longanesi casi del genere sono rari in verità, trattandosi di un editore “Trade” piuttosto tradizionale e che non ha al proprio interno collane di illustrati o di fuori formato. Una storica eccezione per Longanesi è costituita dall’edizione originale di “La storia infinita” che prevede l’impiego di due colori per la stampa, rosso e verde acqua, il rosso per rappresentare le scene del mondo reale e il verde acqua per il mondo di Fantàsia. Si tratta di un’edizione che abbiamo ripristinato in occasione dell’anniversario della prima pubblicazione, nel 2021, e che è stata molto apprezzata dai fan di questo libro senza tempo.
Quali sono gli aspetti cui si fa più attenzione – sia come casa editrice sia come Gruppo – nella scelta dei partner della catena di fornitura per la produzione di libri?
Senza ombra di dubbio, accanto ovviamente all’indiscussa qualità di stampa, la flessibilità nei tempi di produzione: i libri che non nascono da una commissione ma che sono frutto di creatività individuale, in particolare quelli di narrativa, hanno dei tempi di consegna legati strettamente all’artigianalità dell’autore e non sempre i tempi di consegna e messa in stampa possono essere garantiti a monte con assoluta precisione, quindi occorrono fornitori adattabili quanto affidabili, anche perché si parla di tirature che a volte possono anche superare le centomila copie.
Che ruolo gioca oggi la sostenibilità ambientale lungo la filiera di produzione del libro?
Un fatto è ormai assodato, perlomeno nel nostro paese: il libro, per la stragrande maggioranza dei lettori, resta il libro di carta, e non ci sono indicatori che suggeriscano che questa situazione cambierà nel breve o medio periodo. Questo comporta di necessità l’implementazione di politiche di sostenibilità e che vanno dall’uso ormai invalso in tutte le case editrici del gruppo di carte certificate PEFC, alla politica attenta di riciclo delle carte e di smaterializzazione dei documenti, alla gestione sempre più attenta dei cicli di ristampa, reso e macero, come anche alla riduzione progressiva degli imballaggi.
I dati AIE relativi al 2025 parlano di una contrazione generalizzata del mercato editoriale italiano. Come sta affrontando Longanesi la congiuntura e quali proposte per aumentare l’interesse dei diversi pubblici verso la fruizione e l’acquisto di libri si potrebbero fare?
Si tratta, io credo, di andamenti ciclici e periodici e specificamente legati, per quanto riguarda il momento presente, a una intenzione di spesa inferiore da parte degli italiani a causa di un diffuso clima di incertezza e inquietudine che non coinvolge ovviamene il solo settore del libro ma altri comparti di beni che possiamo definire voluttuari. Credo che l’unica risposta possibile che l’editoria “trade” ha da contrapporre a questi periodi di stanca sia quella della creatività editoriale e della reinvenzione del prodotto. Un esempio fruttuoso che posso portare in questo senso è stata la recente serie di romanzi di Alessia Gazzola, autrice bestseller presente sul mercato da più di un decennio, dedicati al nuovo personaggio di Miss Bee. Per questi romanzi, rispetto alla tradizione consolidata di publishing riservato a questa autrice, abbiamo ripensato un diverso formato, passando da un cartonato con sovracoperta a una brossura con alette, il che se da un lato ha abbattuto i costi di produzione, ci ha permesso al tempo stesso di adottare degli abbellimenti grafico-produttivi inediti come i risguardi stampati a colori o l’uso di trancia metallica sia per i lettering sia a scopo di impreziosimento del visual di copertina. Tutto questo, unito a un cambio radicale di programmazione di uscita (tre romanzi a distanza di soli tre mesi l’uno dall’altro, con un ritmo serrato che intendeva mimare in qualche modo i meccanismi di attesa della serialità televisiva), ha determinato il particolare successo dell’iniziativa. Spunto creativo dell’autrice, packaging, publishing e programmazione editoriale hanno dunque interagito in modo nuovo, facendo sì che una scrittrice ampiamente consolidata, su cui l’editore avrebbe potuto decidere per una prudente continuità, potesse vedere ulteriormente crescere le sue tirature e il suo consenso, e tutto questo proprio in una contingenza di mercato sfavorevole.