Interviste

Leggendario Karim Rashid

Visionario, eclettico, acuto interprete della modernità, Karim Rashid è una figura di primo piano del design internazionale, tra gli artisti più bravi e prolifici del mondo. Ha firmato oltre tremila oggetti, alcuni dei quali fanno parte delle collezioni permanenti del Moma, del Brooklyn Museum of Art, del Centre Pompidou. A noi di Print ha rilasciato un’intervista dove racconta della sua filosofia progettuale, il cosiddetto sensual minimalism, del suo modo di intendere il packaging design, del suo rapporto con il colore, infine del suo infinito (e contrastato) amore per le plastiche responsabili.

Di Marilde Motta | Su PRINT 79

Una conversazione con Karim Rashid ci svela il suo pensiero su packaging, colori, materiali e tecnologie, di cui è un attento utilizzatore. Chiamato con superficialità il “principe della plastica”, ha in realtà un’anima green e si interessa alle tecnologie più innovative e a basso impatto ambientale. Coltiva con passione le molte culture che fanno parte della sua identità e ha il dono di saper abitar e il presente accogliendolo con pragmatismo. Per una panoramica sui suoi progetti: www.karimrashid.com

Lei è nato, cresciuto ed è andato a scuola in un crocevia di diverse culture, inoltre lavora spesso con aziende italiane. Qual è il più importante lascito di ciascuna cultura che ritroviamo nei suoi lavori?
Sono per un quarto irlandese, un quarto inglese, un quarto algerino, un quarto egiziano e parlo diverse lingue. Penso che, come designer americano, il mio tratto culturale e il mio contributo siano l’informalità, un design democratico, la mobilità e la comodità. Per quel che riguarda un’influenza europea sulla mia formazione c’è un lato più romantico e poetico (ho avuto una tumultuosa educazione dal Cairo a Parigi, da Roma a Londra) mentre dal Medio Oriente deriva probabilmente il lato più passionale e artistico. Il lato pragmatico e di business è quello britannico. Il lato canadese è il mio cattivo senso dell’umorismo e la mia modestia (che commenta con una risata, ndr).

Sembra che il rosa sia il suo colore preferito, quali sono gli aspetti estetici, storici e psicologici di questo colore che l’hanno maggiormente influenzato?
Amo i colori in generale. A un certo momento bisogna fare una scelta, bisogna prendere una decisione su un colore. Il rosa mi è molto caro. Il rosa per me significa energia, energia positiva. Significa piacere. Significa un certo senso di felicità. Ci fa sentire buoni per un momento. Ci fa sentire vivi. Sto anche cercando di rendere il colore meno riferito al genere. Quel che intendo è che noi associamo il rosa alle ragazze, o alle donne, ma io penso che il rosa sia proprio un bellissimo colore che anche gli uomini possono adottare e goderne. È interessante vedere cosa è accaduto nel mercato negli ultimi 5/10 anni, come il rosa stia diventando ben accetto nei prodotti di alta tecnologia. Dalle macchine fotografiche professionali in Inghilterra, all’ultima moda di questa stagione in Inghilterra, Italia e a Parigi, il rosa è un colore di tendenza da usare e indossare. C’è voluto tempo. Spero di aver avuto un poco a che fare con questo movimento.

Qual è il ruolo dei colori? Ci sono, a suo parere, differenze tra i progetti destinati al mass market e quelli per il packaging di lusso?
Come ho detto, amo i colori che mi fanno sentire vitale. In modo particolare, per il packaging di lusso, la confezione deve essere l’ambasciatore del prodotto e comunicare la sua essenza. Nel settore cosmetico i flaconi diventano talvolta più importanti della fragranza. Questo non è un nuovo paradigma. Essenzialmente si sta vendendo qualcosa di immateriale che è complesso e astratto, così i flaconi danno alla fragranza identità e ne interpretano l’essenza attraverso il materiale. Ma ad essere sincero, non credo nel packaging di lusso versus il packaging di massa. Tutte le confezioni dovrebbero essere ‘furbe’, capaci di ispirare, di coinvolgere nonché di rendere la vita più facile e semplice. Infatti, il miglior packaging è l’assenza di packaging. Preferisco avere qualcosa in meno, ma che sia stupendo.

La sua filosofia di design predilige la semplicità, l’essenzialità. Vediamo anche linee sinuose, molto femminili. Ci parli delle sue caratteristiche stilistiche nel packaging.
Definisco il mio lavoro come Sensual Minimalism (minimalismo sensuale), o Sensualism (sensualismo), laddove gli oggetti comunicano, coinvolgono e ispirano pur restando abbastanza minimalisti. Credo non sia necessario sovra-impreziosire, credo sia importante mantenere una certa verità del prodotto. Sono anche dell’opinione che gli oggetti debbano sollecitare il nostro lato sensuale, toccare le nostre emozioni, incrementare una certa esperienza e debbano essere umani. Mi propongo di inserire oggetti nel nostro panorama fisico in modo che ispirino, coinvolgano e incoraggino esperienze positive.

Lei ha utilizzato abbastanza spesso la plastica nel packaging. Quali sono le caratteristiche di questo materiale che considera importanti?
Ho sempre amato la plastica fin da bambino. Usare la plastica è molto democratico: la gente se la può permettere. Utilizzare la plastica mi consente di creare oggetti per la produzione di massa, per un mercato più ampio. E grazie ai tanti polimeri esistenti ci sono infinite possibilità di scelta in base alle proprietà intrinseche, alle forme, alle finiture, ai colori, alla trama ecc.. Direi che la plastica è ora costitutiva della nostra natura. È l’esito inevitabile della nostra esistenza. Uso la plastica in molti dei miei progetti perché è flessibile, morbida, calda, duratura, malleabile, versatile e può essere molto comoda. Con le nuove tecnologie posso creare forme organiche e sensuali nuove, che non sono mai esistite prima nella storia. Ho fatto molte innovazioni nel packaging. La confezione di profumo 5S Shiseido è stata la prima bottiglia di profumo in plastica. Le mie idee di informalità, il mio modo di pensare alle funzioni invece che solo alle forme iconiche delle bottiglie e la mia conoscenza di nuovi materiali, polimeri, plastiche, nuove finiture, nuovi metodi di produzione ecc.. hanno cambiato il mondo di questi prodotti.

Oggi le plastiche sono accusate d’essere una fonte di inquinamento. Pensa di continuare ad utilizzare la plastica per i suoi progetti di packaging? Quali tipi di plastica?
Amo collaborare con clienti che vogliono inserire nella loro produzione materiali eco-friendly, o derivati da pratiche di riciclo. Ora ci sono le plastiche biologiche! Sono “fissato” con l’idea di lavorare con plastiche responsabili che siano biodegradabili, riciclate, o persino derivate da altre fonti come mais, zucchero, scorze, bacche di acai invece che dal petrolio. Il contenitore Garbo è oggi fatto di mais ed è biodegradabile, la sedia Snap di Feek è fatta con 100% polistirene riciclato che è 97% aria. La sedia Siamese di A Lot Of è fatta usando l’ipê roxo con stampo a iniezione. L’ipê roxo è uno dei legni più esportati del Brasile. La sua corteccia è molto ricca di sostanze nutrienti medicinali, la rimozione della corteccia (che si rigenera completamente in due anni) avviene soprattutto in Amazzonia. Il 40% dello scarto, essendo troppo umido, è abitualmente eliminato, ma ora viene utilizzato per sviluppare il legno liquido. Tuttavia il pubblico non conosce la differenza. Si tratta di un polimero che non contiene petrolio, pertanto è molto sostenibile. Ci sono molti materiali biodegradabili che sto utilizzando e che sono stupefacenti. Così posso creare un mondo che sembra sintetico, un mondo scultoreo più confortevole, ma fatto di materiali ecologici più intelligenti.

Il packaging ha componenti funzionali che devono produrre buone prestazioni, inoltre deve essere esteticamente piacevole ed esprimere chiaramente l’anima della marca. Quando disegna un nuovo imballaggio, come lega questi elementi?
Il packaging richiede un processo di progettazione molto complesso. Il mio obiettivo è creare un imballaggio che provochi la stessa emozione che il prodotto ha suscitato in me la prima volta. La funzionalità gioca un ruolo, ma è comunque un aspetto emozionale, poetico, scultoreo. Ho progettato molti profumi da viaggio, per un facile uso, dunque a partire dalla loro funzione. Oggi le bottiglie dovrebbero essere soprattutto ben disegnate. Il design si ha quando funzione e bellezza diventano inseparabili. Forma, colori, materiali formano un tutt’uno per manifestare lo spirito dell’ispirazione originale: un perfetto connubio tra il prodotto e la sua filosofia!

Ci parli del suo approccio tecnico al packaging design. Come combina i materiali, la forma del contenitore, il sistema di chiusura, le etichette, la protezione anti contraffazione, gli elementi decorativi e così via?
L’imballaggio deve essere all’altezza del prodotto, dunque in primo luogo mi lascio guidare da questo obiettivo. Abbiamo bisogno di un packaging che semanticamente parli del prodotto e del brand. Faccio molti schizzi (di solito sul mio iPad in aereo, in hotel, ecc.). Poi incontro i miei assistenti e loro inseriscono le mie forme in computer perché abbiano un aspetto realistico. Per progettare una bottiglia, che richiede volumi precisi, usiamo strumenti di modellazione parametrici, che consentono di mantenere lo stesso volume mentre cambia la forma. Abitualmente metto insieme da 8 a 10 concetti sul computer mentre contemporaneamente penso ai metodi di produzione e ai materiali.

La personalizzazione è una strategia di marketing per far sentire importante ogni cliente. La stampa digitale consente un alto livello di personalizzazione del packaging. Ha mai usato la stampa digitale per progetti di imballaggio? Come vede il futuro del digital printing?
Questo non è vero. Non è il marketing. È la tecnologia che ci sta consentendo la personalizzazione e l’individualismo. È chiamata customization laddove noi possiamo tagliare su misura e progettare le nostre vite. Uso il digital printing in continuazione per qualunque cosa dai tappeti alle piastrelle, alla carta da parati per interni, per l’imballaggio e i prodotti di design.

Il packaging primario, in diretto contatto con il prodotto, è spesso abbinato al packaging secondario. Pensa sia davvero necessaria questa sovrabbondanza di confezioni?
Non aspetto altro che il giorno in cui non avremo più bisogno di packaging. O che la maggior parte degli imballaggi sia biodegradabile, o che sia adottato un packaging completamente riciclabile. Voglio vedere oggetti che fluttuano, sostenuti dall’elettromagnetismo. Ogni cosa sarà di genere neutro e intrinsecamente bellissima.

Le aziende vogliono che i clienti godano di piacevoli esperienze e di emozioni positive in tutti i punti di contatto con la marca. Pensa che il packaging potrebbe avere un ruolo?
La mia filosofia è che qualsiasi cosa tocchiamo, di cui godiamo, o che ci coinvolge dovrebbe provocare in noi un’esperienza. Un po’ più piacevole. Un poco più positiva. In altre parole, dovrebbe migliorare la vita. Potrebbe essere qualcosa di molto semplice come un asciugamano, un vaso, una padella. Ma penso che ci debba essere un qualche tipo di coinvolgimento, sia esso visivo, o una funzione estetica, da cui trarre piacere, che rende la vita migliore. Questa è la mia filosofia.

Oggi lei è uno dei designer più acclamati. Come sente il peso della responsabilità di essere un influenzatore di stili?
Non ho uno stile e non credo nello stile. Il mio lavoro cerca di dare risposte e di parlare della nostra epoca tecnologica, di affrontare la contemporaneità. La gente ama pensare che il design si muova con le tendenze più superficiali, ma è la tecnologia che ci guida. Il design industriale è guidato da designer che hanno adottato nuove tecnologie, sia che si tratti di chimica dei materiali, di metodi di produzione, o di invenzioni meccaniche. I miei progetti sono basati sulle più recenti capacità produttive.

 


08/11/2019


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