How it's made

Difetti di stampa

Ripercorriamo insieme gli errori più comuni che possono accadere durante il processo di stampa. Per capire come possiamo evitarli in tempo utile. Perché non rovinino uno stampato o la resa di una foto.

Di Lorenzo Capitani | Su PRINTlovers 72

Tutti commettono errori. È per questo che, come dice un proverbio giapponese, c’è una gomma per ogni matita. Ma c’è errore ed errore. A volte un errore è una possibilità inespressa che deve ancora trovare la sua strada, altre volte solo un irrimediabile sbaglio. Anche il complesso mondo della stampa non è esente da questa regola. Purtroppo gli sbagli sono più frequenti delle creazioni nate per caso, e qualcuno è più grave di un altro. In attesa che il professor Grammaticus de “Il libro degli errori” di Rodari finisca di perfezionare la sua macchina ammazzaerrori, proviamo a ripercorrere insieme i più comuni. Perché a volte basta poco per non sbagliare.

1 - PENDANT
Come si presenta: Non è affatto facile ottenere il pendant ideale, ovvero far combaciare perfettamente due parti di una foto se stanno su pagine diverse. Questo attraversamento si può avere in diversi punti dello stampato e, a parte il centro della segnatura che appartiene allo stesso foglio, riserva sempre delle insidie, soprattutto se le due pagine provengono da due segnature diverse o, come capita quasi sempre nelle pubblicità sui giornali, tra seconda di coperta e prima romana. In questo caso il problema non è legato solo al fatto che i fogli sono stampati in momenti diversi o le immagini possono essere anche molto distanti sullo stesso foglio di stampa, ma dipende anche dal fatto che hanno supporti a volte molto diversi, per grammatura e finitura della carta. In pratica il tipo di segnatura e la caduta delle pagine può fare la differenza e rovinare la resa di una foto. Cause: In molti casi, prendere il colore può essere complicato, se non impossibile, e si dovrà scendere per forza a compromessi. Il pendant non è solo problematico per la cromia, ma anche per la confezione sia perché un attacco non perfetto evidenzia subito eventuali allineamenti sbagliati, sia perché se non ben compensato influisce sulla leggibilità delle foto. Tenete conto che una foto passante e, a maggior ragione, un testo, per esempio un titolone, finisce per forza in piega e lo stampato al crescere delle pagine può non aprirsi completamente ostacolandone la lettura. Io cosa posso fare: Ovviamente non è possibile chiedere di limitare i pendant perché graficamente hanno un grande impatto e non è pensabile sapere come cadrà quella foto sul foglio macchina. Ma qualcosa si può fare in fase di progettazione. Quando si impagina basta concepire la foto come due metà diverse e spostare verso l’esterno ciascuna delle due di almeno 5 mm. Si guadagnerà in questo modo una più naturale leggibilità dell’immagine. Il parere dell’esperto: Quanto alla cromia, lo stampatore cercherà sicuramente la resa migliore, ma ricordatevi che in questi casi la soluzione migliore è il compromesso.

2 - FUORI REGISTRO
Come si presenta: Avete presente quando vi sembra di vedere doppio e alzate la testa dal foglio e tutto torna a fuoco? Ecco, quello è il fuori registro. Un difetto inevitabile quanto frequente. Lo sapete, tutto ciò che è stampato in realtà è composto da una fitta trama di piccoli punti colorati che l’occhio ricompone in un’immagine sola. Questo semplice inganno consente di riprodurre quasi tutti i colori con soli 4 inchiostri, ciascuno con una propria lastra, stampandoli sul foglio uno alla volta, in successione e in sovrapposizione “perfetta”: a registro appunto. Cause: Sembra facile ma ancora oggi, nonostante l’elettronica a bordo delle macchine che tutto controlla e tutto regola, avere un registro perfetto sull’insieme del foglio è un’utopia: molto dipende dalle condizioni di stampa (fogli molto grandi o la stampa in rotativa sono nemici del registro perfetto), dalle regolazioni della macchina e dal supporto. Certo esistono delle tolleranze, ma il fuori registro non dovrebbe essere mai percepibile. L’occhio umano può percepire una differenza di registro di 0,1 mm da 30 cm di distanza. La regolazione del registro è una delle fasi iniziali del processo di stampa e precede la regolazione del colore. Il fuori registro non dovrebbe quindi apparire sui fogli così detti buoni, e non dovrebbe arrivare allo stampato finito. Ma il condizionale è d’obbligo: basta una fermata della macchina. Su quante copie sarà il difetto non è facile a dirsi. Potrebbe trattarsi di pochi fogli non ancora perfetti ma considerati buoni passati in tiratura e quindi essere circoscritto, ma potrebbe anche essere una svista dell’operatore e interessare buona parte della tiratura Io cosa posso fare: Stampare a registro è una delle condizioni base di fornitura di uno stampato e quindi dipende dallo stampatore, ma è altrettanto vero che si può fare già qualcosa prima. È innegabile che esistano grafismi pericolosi: lettere colorate molto piccole, ad esempio sotto corpo 7 pt, o bucate su un fondo pieno, ma anche filetti o cornici colorate molto sottili, magari curve. In tutti questi casi prendere il registro su tutto il foglio di stampa è decisamente più arduo. Il parere dell’esperto: Attenzione ai testi neri a 4 colori: sono un errore a prescindere dal registro, ma che possono rivelarsi drammatici.

3 - MOIRÉ
Come si presenta: Il termine ha origine dal francese moiré, un tipo di tessuto, tradizionalmente di seta, con un effetto cangiante che ricorda le onde o l'acqua, ottenuto con una apposita calandratura in fase di finissaggio. Se il moiré per le stoffe, come sete, broccati e rasi, è indice di preziosità, altrettanto non si può dire per il mondo della stampa. Questa marezzatura appare come una cangianza della trama del retino di stampa. Su trame o texture si manifestano delle geometrie alterate, non regolari, sgradevoli agli occhi. Cause: Il fenomeno è subdolo e imprevedibile, e per altro nemmeno così frequente anche se esistono delle condizioni che lo favoriscono, e si presenta come onde, occhi di pernice o anelli concentrici (detti anelli di Newton) visibili solo quando si stampa. Il moiré nasce da un difetto di interferenza tra la trama di un grafismo (es. le righe di una camicia) e l’inclinazione del retino di stampa che lo compone. In pratica, si ha quando si riproduce, mediante retinatura, una immagine già retinata. Al tempo delle cianografiche e delle prove colore analogiche che si ottenevano dal montaggio delle pellicole, era facile accorgersi di questo problema prima di stampare un foglio. Ma ora è tutto digitale e il retino multifrequenza usato nasconde il problema. Io cosa posso fare: Più che lo stampatore a volte è il grafico che può evitare il moiré intervenendo sulle foto più pericolose. Come? Sfocando leggermente in post produzione il canale dell’immagine che scrive di più, in particolare il nero che normalmente ha un’inclinazione di retino di 45°. In stampa si può solo cambiare la lineatura delle lastre o la forma del punto. Il parere dell’esperto: Il digitale che usa un retino non regolare può essere un aiuto, ma non è detto che si possa usare questa tecnologia. Insomma, se si deve stampare un catalogo di stoffe, forse è meglio parlarne prima con lo stampatore.

4 - CAPPERI
Come si presenta: Non sono quelli di Pantelleria, e fanno sempre sorridere quando li si nomina tra non addetti ai lavori: sono quelle piccole imperfezioni o buchi di colore che spuntano qua e là per le pagine del nostro stampato. È bene dirlo subito: non c’è tiratura che prima a poi non ne abbia uno. È un fenomeno connaturato nei processi stessi di stampa. A volte hanno la dimensione di un millimetro, altre compaiono come costellazioni di puntini bianchi laddove c’è più inchiostro. Cause: Di solito si formano quando entra in macchina della sporcizia sotto forma di pellicole d’inchiostro secco, particelle di patinatura della carta o polvere; aderendo alle matrici, queste creano zone vuote per la mancanza di uno dei colori o piccoli cerchiolini bianchi. In questo caso il cappero è sicuramente sulla lastra del colore mancante. Anche i residui di carta dovuti al taglio dei fogli prima di stampare possono esserne la causa soprattutto se la carta è molto fibrosa. Io cosa posso fare: Come si dice, quattro occhi vedono meglio di due: se siete a vedere un avviamento presso lo stampatore, una volta che avete sistemato con lui la cromia, ma prima di firmare il foglio buono, date un’occhiata generale e segnalate eventuali capperi che fossero sfuggiti all’operatore. Si eviteranno contestazioni dopo. Il parere dell’esperto: Il difetto è ben individuabile ed è altrettanto facile eliminarli in corso di tiratura a patto che lo stampatore se ne accorga controllando frequentemente il foglio. Non deve nemmeno fermare la macchina.

5 - ERRORI DI CROMIA
Come si presenta: “Io pensavo che questa foto venisse diversamente”. Ecco l’errore è già qui. La resa del colore, non solo in stampa, è una scienza basata su processi controllati e misurazioni accurate. Certo le variabili in gioco sono molte e gli errori dietro l’angolo, ma esistono tutte le procedure per lavorare nel modo corretto e mettere in condizione di farlo anche chi stampa. Può darsi che si montino in macchina le lastre invertite o non si presti la dovuta attenzione a regolare correttamente la macchina, ma il più delle volte dietro un errore di cromia c’è una cattiva gestione del colore a monte. Cause: Le lastre sono segnate attentamente e controllate più volte prima di andare in macchina e lo stampatore, oltre alla sua esperienza, ha tutti gli ausili più o meno raffinati per regolare i calamai. Di più: oggi i CTP regolano direttamente le macchine per avere l’inchiostrazione giusta. Prima stampo bene, prima finisco e metto in macchina un nuovo lavoro. È sui cambi lavoro che guadagna chi stampa. Quindi sono le cattive conversioni da RGB a CMYK, i profili usati senza consapevolezza, le prove fatte su carta non adeguata o non profilata, le valutazioni su monitor non calibrati o una cattiva fotolito a creare la maggior parte delle volte problemi di resa del colore. Io cosa posso fare: Per prima cosa non pretendere l’impossibile. Quello che si vede a monitor non sempre può essere riprodotto a stampa. Non fare da sé se non si sa cosa si sta facendo. Le prove colore non sono un di più e non sono un favore che fate allo stampatore, ma una tutela per voi. Meglio se confrontate le vostre con quelle dello stampatore, anche solo a campione. Attenzione che siano su una carta che simuli la finitura di quella sulla quale stamperete. Il parere dell’esperto: Cromisti non ci si improvvisa e tutto quello che pensate di risparmiare prima può rovinare dopo l’intero lavoro. E non valutate i colori solo sotto il neon dell’ufficio: alla luce calibrata saranno diversi, molto diversi.

6 - ERRORI DI NERO
(solo nero anziché nero a 4 colori nei testi e nei fondini)
Come si presenta: Il nero in stampa è un concetto un po’ vago: c’è quello del solo inchiostro nero, c’è quello che si ottiene dal nero più il ciano o il magenta e c’è il nero di quadricromia. E non ce ne è uno che vada bene sempre. Capita a volte di vedere testi neri a 4 colori sdoppiati dal fuori registro; fondini pieni di solo nero che appaiono di un grigio molto scuro o, peggio, trasparente se sotto c’è un’immagine; o ancora blocchi di testo graziati battuti in negativo su fondi neri sì belli pieni, ma ancora colorati dal fuori registro invece che bianchi. Cause: Il nero da solo va bene per i testi e i filetti perché un unico inchiostro, per quanto carico, non ce la fa a coprire completamente il retino sottostante degli altri colori. La soluzione al problema si chiama nero ricco composto da tutti e quattro i colori a patto di usarlo nel modo corretto perché per quanto appaia certamente più pieno e uniforme, espone al rischio del fuori registro. Io cosa posso fare: Conoscere come si traduce sulla carta quello che si vede a video mentre si impagina è indispensabile. Scriviamo in nero e usiamo più inchiostri per tutto il resto. Il nero ricco si può ottenere con diverse combinazioni: ciascun grafico ha le sue. Le più usate sono C30, M30, Y40, K100 o ancora o C50, M30, Y30, K100: poco cambia, attenzione solo a non esagerare con la copertura che non dovrebbe superare il 310%. Attenzione a Photoshop il cui nero nativamente è composto da C75, M68, Y67, K90, diverso dal nero nativo di InCopy o Illustrator che è fatto dal solo black. Il parere dell’esperto: Ricordate che ciò che vedete a monitor non è ciò che stamperete; per aiutarvi impostate i programmi perché mostrino il 100 K come un grigio, mentre il nero ricco di quadricromia come nero.

7 - DISTACCO DI VERNICE, SERIGRAFIA, PLASTICA
Come si presenta: Se tre soli ingredienti fanno impazzire una maionese, immaginate quali danni possono fare le numerose sostanze e trasformazioni chimiche e fisiche della produzione di uno stampato. Anche se è tutto testato, qualche volta qualcosa va storto. Capita, ad esempio, che sotto una plastificazione si creino bolle d’aria, oppure che questa si distacchi. O che la vernice rifiuti agglutinandosi o ancora la serigrafia non attacchi sfogliandosi o sbriciolandosi subito dopo l’asciugatura. Cause: Il più delle volte ciò è dovuto a un’asciugatura solo superficiale dell’inchiostro, all’eccessiva fretta nel procedere con la successiva lavorazione o all’aver utilizzato in fase di stampa prodotti non compatibili tra loro. In questo caso è molto probabile che il fenomeno sia diffuso all’interno dell’intera tiratura e può dare certamente adito a contestazioni. Io cosa posso fare: Non pretendere tempi insostenibili. La carta è viva e subisce variazioni in base a temperatura e umidità (pensate allo stress della carta che passa nel forno di una rotativa a 170° ed esce di macchina pochi istanti dopo a temperatura ambiente). A questo aggiungete le reazioni chimiche di inchiostro e vernice, dei collanti della plastica o dell’inchiostro serigrafico. Insomma, ogni lavorazione ha i suoi tempi. Il parere dell’esperto: A peggiorare la situazione di solito ci si mettono la piega, la cordonatura e la confezione che, stressando la carta, ne spezzano le fibre e intaccano la tenuta della plastica.

8 - SCALE E CROCINI VISIBILI
Come si presenta: Avete presente i volantini che trovate nella posta? Ecco, quei segni che si trovano sugli angoli e in piega e quei quadratini colorati sono tutti segni che ci sono sempre su qualsiasi stampato, solo che di solito stanno fuori lavoro e vengono eliminati nella fase di taglio. Il volantino è l’unico caso in cui sono accettabili: deve costare niente, essere stampato alla velocità della luce. I segni di taglio e di piega, così come i crocini di sovrapposizione e le scale di controllo, servono come punti di riferimento per le varie lavorazioni nelle fasi di stampa e allestimento dello stampato. A volte però per un errore di taglio, storto o decentrato, tornano ad essere visibili. Cause: I motivi sono almeno due: da un lato un banale errore di misura nel taglio, dall’altro pochissimi margini per inserirli sul foglio e quindi tolleranze assolutamente risicate. Non sono mai belli e non devono esserci nella tiratura: piuttosto non si mettono soprattutto le scale colore. Anche perché vederli significa che piega e taglio sono sbagliati e con essi saranno visibili anche le abbondanze delle foto che apposta vengo aperte oltre il margine. Io cosa posso fare: In questo caso è tutto in mano allo stampatore e al legatore, bisogna quindi ingegnerizzare correttamente il lavoro. Ma qualcosa in realtà possiamo fare: se il formato del nostro stampato è a rischio per le macchine del nostro stampatore, può essere sufficiente rinunciare a qualche millimetro soprattutto sull’altezza. Il parere dell’esperto: Se siamo noi a comprare la carta non diamo per scontato nulla e non facciamo lavorare senza margini chi stampa per risparmiare qualche euro.

E INFINE… ERRORI DI TESTO
Come si presenta: C’è un curioso refuso, l’unico per la verità in tutto il volume, in una versione della Bibbia stampata nel 1631. Al compositore è rimasto nella cassa delle lettere un “not” e il VI comandamento citato in Deuteronomio 5:24 diventa “Devi commettere adulterio”. Ma non c’è testo che non sia esente. Non a caso esistono i correttori di bozze. E non illudetevi, il correttore di Word non è infallibile, anzi aggiunge entropia, anche se può essere utile per un primo controllo. Anche InDesign ha il suo correttore ortografico e, cosa che non tutti sanno, dal sito di OpenOffice è possibile scaricare dizionari Hunspell da aggiungere. E poi leggete e rileggete, anche al contrario e sillaba per sillaba. Ma soprattutto fate leggere. La correzione di bozze non è un passaggio superfluo e i refusi sono sintomo di poca cura del testo e del vostro stampato. E quel che non vedete voi, lo vedrà certamente chi legge.

L’Esperto
Rino Ruscio, art director, grafico creativo e consulente Mondadori Libri e prima di Rizzoli Libri. CTU del Tribunale di Milano, Perito ed Esperto della C.C.I.A.A. di Milano. Per lui grafica, editoria e stampa non hanno segreti: non ricorda quante copertine e fascette sono passate sul suo mac. Autore tra l’altro di numerosi tutorial su Photoshop e InDesign. Gestisce il gruppo LinkedIn "Photoshop questo (s)conosciuto". → www.rinoruscio.it

 


12/02/2021


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