Tendenze

La Golden Age dei cocktail

Trainata dai nuovi stili di consumo, l’industria dei cocktail sperimenta nuovi formati. E alle tradizionali bottiglie si sostituiscono i pack monodose: cofanetti da agitare e consumare, lattine, tubetti in alluminio, fantasiose bottigliette rivestite di sleeve integrali. Nel frattempo anche gli smart pack fanno capolino.

Di Valentina Carnevali | su
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“Agitato, non mescolato”. Così chiedeva James Bond il suo Vodka Martini, il cocktail per eccellenza, simbolo di lusso, intraprendenza, fascino. Negli anni ’60 andava bevuto ricordando di assumere l’atteggiamento giusto: spalle dritte, voce roca e sguardo assorto. Ma prima? l cocktail sono nati quasi certamente nell’America degli anni Venti durante il Proibizionismo, quando l'alcol era fuori legge e i bevitori clandestini si ritrovavano in bettole illegali a sorseggiare da innocenti tazze di tè bevande alternative agli scadenti liquori di contrabbando, chiamate con un bizzarro linguaggio in codice. Negli anni dopo il proibizionismo, quando la qualità dei liquori disponibili in commercio era molto migliorata, molte delle miscele già deliziose si fecero via via più raffinate e il cocktail divenne la bevanda preferita da tutti i membri dell'alta società.

Oggi il mondo del cocktail sta vivendo un altro momento di gloria, con la complicità di due tendenze moderne: l’aperitivo serale nei bar che è diventato un fenomeno di costume e l’attenzione crescente per l’alta mixology, che assomiglia molto a quanto accaduto negli ultimi anni nel panorama nazionale della cucina e degli chef.

Prima del 2009 si parlava di alta cucina solo tra appassionati, poi è diventata argomento (e hobby) di molti. Lo stesso sta succedendo con i cocktail: all’inizio fortemente connotati dalle materie prime disponibili, oggi che i possibili ingredienti sono molto più vari e reperibili, sono mix di alto livello qualitativo, risultato dall’ispirazione di professionali barman, dei quali fa tendenza conoscere nomi e stili, fino a inserire i loro locali nelle guide gastronomiche delle città. Da tempo in Italia l’aperitivo è considerato una vera e propria metafora della socializzazione, un rito basato su una offerta molto ampia e ricercata di drink e di stuzzichini via via trasformati in veri e propri buffet. Una modalità di consumo che ha finito per incidere perfino sul format dei bar, allestiti come locali di design per attrarre una clientela sempre più trasversale. Il cocktail non è più solo bevanda, ma anche esperienza, da condividere anche online.

Dal 2015 l’aperitivo rimane l’occasione di consumo di bevande che tiene meglio all’interno del macro comparto degli alcolici (sviluppa vendite per circa 210 milioni di euro all’anno – dati Nielsen), sostenuto da un trend particolare che FutureBrand nel suo studio “The future of Alcohol” definisce Pro experience at home. Le persone cercano di ricreare una esperienza di livello professionale a casa loro e in genere eseguono sempre le stesse ricette perché non hanno gli ingredienti e le conoscenze per prepararne altre. Il mercato risponde con l’innovazione di prodotto e crea gli aperitivi classici in bottiglia, cocktail già pronti da servire.

NUOVI MIX A PORTATA DI MANO
I cocktail Ready To Serve sono nati per soddisfare giovani e trend-setter che hanno sviluppato un gusto per il mojitos o altri cocktail famosi ma non hanno idea di come farli e hanno poi raggiunto tutti quei consumatori che desiderano ricreare anche tra le mura domestiche l’esperienza dell’aperitivo lungo e dei cocktail in compagnia degli amici. Ecco allora che le bottiglie del pre-miscelato si arricchiscono di design accattivanti.

È il caso dei Bacardi Originals, cocktail già preparati che si ispirano al Cuba Libre e al Mojito, pronti da bere, freschi e a basso contenuto alcolico. In bottiglietta di vetro da 275 ml e un elegante e distintivo packaging, si presentano come un’alternativa alla birra e ad altre bevande alcoliche, per un consumo giovane e leggero.
Dal Ready to Serve al Ready to Drink il passo è breve: i cocktail monodose negli ultimi anni hanno visto una costante crescita in termini di vendita e l’affacciarsi sul mercato di molti player che competono facendo leva sull’innovazione di prodotto e di confezione. Questo segmento si rivolge al consumatore moderno e al suo desiderio di consumo libero, in ogni momento della giornata. Al tempo stesso è l’opportunità, per i brand, di estendere la propria gamma, permettere l’assaggio prova e mantenere visibilità della propria marca nel tempo. 




Bamboozlers™
Un salto indietro nel tempo per la linea Bamboozlers™ creata dallo chef David Kanter, che propone ricette classiche in bottiglia di vetro da 200 ml con etichetta fustellata, round al collo e un’identità grafica ispirata al Proibizionismo, quando l’America ha sviluppato il suo amore per i cocktail. Negli stessi anni il termine “Bamboozler” si è evoluto dal letterale “imbroglione” a un modo per indicare, in slang, un buon drink.

Half-seas
Frizzante, in lattina e venduto in casse da 12 o cartoni da 4: birra? No, cocktail di Seattle dalle radici marinare: “Half-seas over” indicava le navi a pieno carico inondate da piccole onde, per poi definire i marinai che hanno alzato il gomito. Il design, dai colori volutamente unisex, cerca di richiamare il nome senza esagerare: il logo disegnato a mano dovrebbe, dicono, incarnare “un capitano brillo che attraversa la sera”.
 
Midnight
Un linguaggio visivo caleidoscopico che gioca sulla geometria della “M” e della “N” del brand, mescolando incisioni botaniche classiche e monocromatiche con colori brillanti. Il packaging disegnato dall’agenzia Mucho reinterpreta la tradizionale eleganza dell’arte di fare i cocktail tenendo conto, allo stesso tempo, dei metodi contemporanei di immagazzinamento – per ottimizzare lo spazio - e di presentazione dei cocktail.

Maven
Vetro smerigliato e logo architettonico, ispirato alla città in cui la Maven è stata creata: New York City, con la sua energia e le sue connessioni inaspettate. L’elegante bottiglietta monodose svela dettagli diversi nel contrasto col contenuto: rubino per la variante Pinot nero- vodka, paglierino per il Chardonnay – vodka. L’intenzione – riuscita? – è di attirare lo sguardo e diventare oggetto di conversazione dei cocktail party.

Liqs Cocktail Shot
Con l’aria innocente di una gelatina di frutta o un vasetto di yogurt, Liqs abbraccia l’idea del cocktail pronto da bere in formato “shot”. La confezione di plastica è già un bicchiere, e il contenuto è protetto da una pellicola di alluminio da rimuovere con la linguetta: la grafica essenziale si sposa alla praticità senza stress per chi non vuole rinunciare all’aperitivo durante un picnic, un concerto o appena fuori dal frigo di casa.

Daily's
La linea di cocktail single-serve Daily’s ha scelto un packaging leggero per essere sempre a portata di tasca. Le buste in Polyfoil ®, film poliaccoppiato con finitura brillante e interno in alluminio, garantiscono l’impermeabilità e la protezione del prodotto; l’identità visiva, progettata da Biondo Groups, è un tuffo nei colori della frutta e delle bevande, coordinati per definire ogni linea di cocktail.

GoTube
A vederlo dentro una borsetta, lo si scambierebbe per un dentifricio o una crema per le mani. Invece GOTube, il tubo di plastica alimentare da 200 ml infrangibile, morbido al tatto e tascabile racchiude un contenuto da bere in libertà. È tutta italiana l’idea di “bere fuori dal tubo”: nata dall’incontro tra Dolcitalia e l’agenzia Globe 3, GOTube è disponibile in 7 varianti, di cui 5 alcoliche e 2 analcoliche.

NIO – Needs Ice Only
Un cofanetto essenziale che racchiude dieci box dai dorsi color pastello. A prima vista NIO sembra una playlist da collezione, ma uno sguardo attento svela che si tratta, invece, di una drinklist. Dal Daiquiri al Boulevardier, ogni confezione racchiude un cocktail monodose in busta da agitare e servire. Basta avere un bicchiere di ghiaccio e il gioco è fatto: parola dei suoi inventori, Luca Quagliano e Alessandro Palmarin.
 

IL COCKTAIL DEL FUTURO È CONNESSO
È un altro fenomeno inarrestabile, nell’era dell’Internet of Things. In un contesto in cui tutto è connesso, dallo smartphone, all’auto, al frigorifero anche il mondo degli alcolici pensa a confezioni e soluzioni innovative che mettano in relazione le bottiglie con chi le consuma.
Si prenda per esempio il caso dello smart packaging di Absolut Vodka. L’azienda produce oltre cento milioni di bottiglie l’anno e questa è una opportunità di creare cento milioni di nuove connessioni con chi le compra. Ciò significa pensare al prodotto non come a qualcosa che si vende una volta e con quella è tutto, bensì a un circolo continuo di feedback tra il consumatore e il brand. Significa pensare al prodotto come una risorsa di informazioni, perché la tecnologia inserita nel suo packaging o nella sua etichetta sarà in grado di offrire servizi diversi, come ad esempio comunicare al negozio di quartiere che la bottiglia è quasi finita e ordinare la consegna a domicilio di una nuova fornitura. Allora il packaging diventa un canale di comunicazione di proprietà del brand e le informazioni che la marca acquisisce possono essere usate sia per comprendere meglio il consumatore sia per offrire servizi utili.
Anche l’uso dello spazio in cui il prodotto è consumato può diventare smart. Oltre ad attivare i prodotti si può anche attivare lo spazio che li circonda e aprire la consumazione a nuovi tipi di esperienze interattive. Ecco allora che il liquore Kahlúa viene servito in bicchieri dotati di tag NFC per permettere al consumatore di godere della storia del cocktail che ha scelto mentre viene preparato, proiettata sulla superficie del bancone del bar.




 


01/03/2018


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