How it's made

Effetto Pantone

Ci sono colori che sono impressi nella memoria di tutti. Ci sono i blu di Van Gogh, i bruni di Caravaggio, gli ori di Klimt e il rosso di Tiziano. Poi c’è il Tiffany Blue, quell’iconica tinta della Maison americana che pare faccia aumentare il battito cardiaco alla prima occhiata.

Di Lorenzo Capitani | Su
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«Il giallo è una luce che è stata attenuata dalle tenebre; il blu è un'oscurità indebolita dalla luce.»
— Goethe, Teoria dei colori

Una tinta inconfondibile, detta anche blu pettirosso, che è un celeste non ancora azzurro o un turchese non-ti-scordar-di-me addolcito dal giallo. Scelto da Charles Lewis Tiffany nel 1845 per la prima edizione del suo Blue Book, il catalogo della collezione annuale dei gioielli, il colore rievocava l’usanza delle spose vittoriane di regalare ai loro inservienti una spilla di turchese a forma di tortora come ricordo del giorno delle nozze. Il colore, usato successivamente per le scatole, ebbe così tanto successo che nel 1906 il The New York Sun scriveva: “Tiffany ha in negozio una cosa che non si può comperare per nessuna cifra, si può solo ricevere in regalo: una delle sue scatole!”.

Eppure un colore così iconico, quanto sfuggente da definire, ha avuto una sua codifica, si può dire, standard solo nel 2001, quando Tiffany si è rivolta a Pantone per standardizzare la sua tonalità di blu, per assicurarsi, raccontano dal New Jersey “che ovunque nel mondo, indipendentemente dal supporto sul quale sarebbe stata riprodotta, sarebbe stata riconoscibile all'istante. Il colore personalizzato che abbiamo creato per Tiffany si chiama 1837 Blue. Il nome è stato scelto perché il 1837 è l'anno di fondazione di Tiffany”.

L’IMPORTANZA DI UNO STANDARD
Questa storia, ma poteva essere quella del rosso Cartier o del “greige” della Giorgio Armani, dimostra come gestire in modo corretto il colore di un brand non sia un capriccio o una fissazione da tecnici. A quel colore si affida tutta la propria identità. Per questo, nel 1963, il chimico Lawrence Herbert, fondatore di Pantone, ha creato un sistema innovativo per l’identificazione, la corrispondenza e la comunicazione del colore e per risolvere i problemi connessi alla sua riproduzione. La sua è stata la classica idea semplice che fa la differenza: visto che lo spettro cromatico è interpretato in modo diverso da ognuno di noi, ha creato un libro di scale di colore costruito scientificamente, cui corrispondono i rispettivi inchiostri, in modo da creare un sistema unico di riferimento: il Pantone  Matching System.
Come detto, il colore è l’identità di un brand e dà identità, crea associazioni e aspettative, suscita immagini mentali e ricordi. Nella concezione del colore, non è solo un problema di soggettività interpretativa, ma è soprattutto un problema di resa, anche dello stesso colore, anche sotto la medesima luce. Basta una finitura diversa, lucida o opaca ad esempio, e cambia tutto. Per non parlare poi di molteplicità di materiali, di fornitori o addirittura di serie di produzione: variazioni di processi e attrezzature, con risultati che possono variare in modo significativo. Avere uno standard è l’unica soluzione, non solo nella stampa, e visto che la stampa riproduce la realtà, anche tra ambiti diversi come design, moda, arredamento, tessuti, materie plastiche. Oggi Pantone organizza quasi 5000 colori in due sistemi, uno per stampa e packaging e l’altro per la progettazione di prodotti, che non solo aiutano a parlare la stessa lingua, ma che hanno anche profondità diverse perché “ogni sistema è progettato per presentare i colori rilevanti per il mercato. Gli stilisti di moda, ad esempio, hanno bisogno di più bianchi, neri e colori neutri nella loro palette, mentre i progettisti di stampa e packaging hanno bisogno di colori che attirano l’attenzione sullo scaffale”.

PANTONE PER LA STAMPA
Il cuore del sistema Pantone  Matching System da sempre è costituito da inchiostri, detti tinte piatte o colori solidi, non riproducibili con i 4 colori base dell’offset. Periodicamente Pantone ampia la sua offerta e ad oggi dispone di 2678 colori spot (e il numero è destinato a crescere), suddivisi in colori base, comunemente usati nella stampa e nel packaging, colori pastello, fluo e metallici. Rispetto alla riorganizzazione del 2007, Pantone nel 2013 ha fatto marcia indietro, dismettendo il confuso sistema GOE e ha messo finalmente ordine nei suoi pantonari. Formula Guide oggi contiene tutte le tinte piatte disponibili, eccezion fatta per metallici, pastelli e fluo che hanno le loro guide specifiche (rispettivamente Premium Metallics Guide e Pastels & Neons Guide), in più esiste Color Bridge, l'unica guida che riporta i valori CMYK, HEX e RGB per ciascun colore PMS: in questo modo si ottengono tutte le corrispondenze ottimali tra tinte piatte e quadricromia. Ogni guida è realizzata su carta patinata di grado 1 con grammatura da 148 g/m, mentre quella non patinata è realizzata in carta di grado premium con grammatura da 118 g/m. Entrambi i tipi di carta contengono illuminanti ottici. Ecco così svelate le lettere C(oated) e U(ncoated) a fianco di ogni tacca colore. Ricordate che su carta patinata i colori restano sopra e hanno una finitura più brillante, mentre la carta non patinata in genere assorbe maggiormente l'inchiostro, con conseguente riduzione della nitidezza.

UN’APP PER CATTURARE I COLORI
Oltre alle tradizionali mazzette, esiste anche un’app molto utile in fase di progettazione chiamata Pantone Studio. Progettata dall’agenzia digitale Rokkan, l’app mette il designer al centro del processo creativo facilitando l’acquisizione del colore dal mondo esterno e la creazione di palette. Ogni guida Pantone è disposta in una griglia cromaticamente organizzata che permette di scorrere continuamente le famiglie di colori e trovare quello giusto; ogni nuova tinta rilasciata è aggiornata automaticamente. Per ciascun colore vengono visualizzati i dati cromatici con i valori RGB, HEX e CMYK e le diverse armonie (complementare, monocromatico, analogo, complementare suddiviso, triadico). Ma l’idea geniale è dare l’opportunità di creare palette estraendo i colori da foto e immagini, anche dai social: basta acquisire una foto e processarla. In più il software PantoneLIVE consente aggiornamenti automatici di tutti i colori Pantone in Adobe simulando come cambiano i colori PMS quando vengono stampati su ben 28 materiali di stampa o packaging diversi. Tutto questo anche grazie alla collaborazione con X-Rite (che possiede la Pantone dal 2007) e ai suoi laboratori specializzati nella gestione del colore.
Un servizio analogo è offerto anche dalla potente web application Adobe Color CC (https://color.adobe.com/it/create/color-wheel/) che permette di creare palette di colore pronte per l’uso a partire da un’immagine caricata, di crearne di nuove in base all’emozione che si vuole comunicare o ancora di partire dalla ruota dei colori per cercare la tinta desiderata.

METALLICI, PASTELLI E FLUORESCENTI
Oltre alle tinte piatte classiche, la serie +Plus si compone di due guide specifiche per stampare colori altrimenti non ottenibili con nessun inchiostro: i metallici, i pastelli e i fluorescenti per un totale di 811 colori. La serie Metallics è composta da 301 tinte ottenute miscelando le 7 tinte base metallizzate con le 14 basi del PMS. Oltre a essere un’alternativa economica a stampa a caldo e laminazione a freddo, pur senza arrivare all’effetto specchio, i metallici rappresentano un valido aiuto nella resa di determinate immagini, in particolare quelle in cui vi siano parti metalliche. Normalmente i colori metallici si usano o per creare dei retini pieni per fondini, come avviene nel packaging di lusso, oppure per creare dei retini a supporto della quadricromia per esaltare la resa di oggetti metallici ottenendo effetti di volume e tridimensionalità quasi reali perché la tonalità cambia a seconda dell’angolo di incidenza della luce. Ampia anche la gamma dei pantoni fluorescenti o neon, che arriva ora a 56 colori. La caratteristica principale dei pantoni fluorescenti è l’elevato grado di luminosità, tre volte maggiore degli altri, che riflettono circa il 90% del colore, mentre i neon arrivano fino al 200-300%. Per esaltare la resa di questi colori può essere opportuno operare due passaggi di stampa, rinforzando in questo modo la coprenza dell’inchiostro. Lo stesso vale per le 154 tinte pastello.


Sapevate che...
…ciascun colore del Pantone Matching System utilizza uno schema di codifica particolare. Per fare riferimento alla maggior parte delle tinte piatte si utilizza un numero a tre o quattro cifre seguito da una C o da una U a seconda della carta usata, come detto; ci sono inoltre alcuni colori dotati di nome, come i 18 colori base, tra i quali il Reflex Blue o l’Orange 021. I Metallics sono indicati da un numero a tre o quattro cifre che inizia con 8, seguito da una C per indicare la carta patinata, come l’877 C o il 8244 C. Non esiste una versione non patinata dei colori Pantone Metallics. A questi si aggiungono i colori Pantone Premium Metallics, indicati da un numero a cinque cifre che inizia con 10, seguito da una C per la patinata (ad esempio il 10286 C). Anche per questi non esiste una versione non patinata. I colori Pantone Pastels & Neons, come il 915 U o il Yellow 0132 C, sono indicati da un numero a tre o quattro cifre che inizia con “9”. Esistono, però, due eccezioni: i colori base fluorescenti, vale a dire numeri a tre cifre che iniziano con 8, e i colori base pastello, denominati con un nome di colore descrittivo, seguito da un numero a quattro cifre che inizia con 0.

…i colori riprodotti sul pantonario invecchiano e non hanno una durata infinita. Le mazzette andrebbero sostituite ogni 12-18 mesi, soprattutto se usate spesso, manipolate e lasciate alla luce. Lo sfregamento delle pagine può provocare graffi o rimozione del pigmento, la luce ne causa lo sbiadimento e la carta tende a ingiallire. Teneteli al buio e portate le vostre mazzette all’avviamento se lo stampatore ne ha di vecchie.


 


26/10/2018


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