Progetti / Astucci e scatole

Packaging ispirati alla natura

na storia d’amore e di passione. Quello tra Daniela e Franco e quella tra loro e la natura. Per inventare e creare prodotti cosmetici vegetali e innovativi capaci di trasmettere e chi li compra e soprattutto li utilizza un “lusso sobrio” accessibile a tutti. Di cognome Daniela, biologa, fa Villa e Franco, laurea in Scienze politiche, Bergamaschi. Insieme, come marito e moglie – quella che poteva essere definita una strana coppia che fin da giovane più che le discoteche e i cinema frequentava prati, boschi e colline – hanno fondato nel 1978 a Lodi, con l’apertura della prima erboristeria, l’Erbolario. Quello che oggi, in Italia, ma anche nel mondo, è uno dei brand più affermati nella cosmesi vegetale che ha le sue radici nelle prime gloriose ricette del padre di Franco, grafico pubblicitario con la passione per le erbe, come l’Olio di Macassar e la Lozione all’Ortica. E così, sulle orme della fitocosmetica, ha preso corpo negli anni quello che è oggi l’Erbolario, un gruppo che fattura quasi 90 milioni di euro, ha oltre 170 collaboratori, una presenza in 35 Paesi nel mondo oltre all’Italia dove conta su una rete di 146 negozi in franchising (28 gestiti direttamente), 4mila erboristerie multimarca e circa 1500 tra farmacie e parafarmacie.

MA PER UN GRUPPO COME L’ERBOLARIO QUANTO È IMPORTANTE LA COMUNICAZIONE E L’IDENTITÀ DEL BRAND?
L’attenzione all’immagine del brand e alla sua comunicazione – esordisce Franco Bergamaschi – è cominciata subito nel lontano 1978. E da allora abbiamo sempre perseguito la strada di un’azienda votata alla naturalità dei prodotti. Il nostro desiderio è sempre stato quello di condividere e trasmettere alle nostre clienti la passione che prodighiamo nella messa a punto dei prodotti, la costante innovazione e soprattutto il nostro mantra: rendere il “cosmetico vegetale” e la “bellezza verde” un lusso assolutamente accessibile, per una vera e propria “democratizzazione della bellezza vegetale.

L’ERBOLARIO QUINDI SI CONSIDERA O NO UN’AZIENDA DEL LUSSO NELLA COSMESI, SETTORE IN CUI BRAND E GRIFFE ANCHE DELLA MODA HANNO COSTRUITO IMMAGINE DI ALTISSIMO LIVELLO DI PROFUMI, CREME, SAPONI?
Diciamo che “non ce la tiriamo”. E che non ci consideriamo esclusivi perché questa parola significa escludere mentre noi vogliamo includere. Le nostre confezioni sono eleganti ed esprimo-no anche all’esterno la peculiarità di quel che contengono senza però essere supponenti, arroganti. Se per lusso lei intende uno status symbol, quel voler essere  un po’ ridondanti, si riferisce a mondi diversi dal nostro. Il nostro concetto è quello di “un lusso sobrio”, democratico, accessibile. Puntiamo a un’altissima qualità, sia dei prodotti sia dell’imballaggio, ma senza che si abbiano conti correnti milionari per poter acquistare i nostri cosmetici. E questo è reso possibile anche dalla nostra filiera corta: noi produciamo tutto in casa, dal campo al vasetto, e questa organizzazione, basata anche sul grande polo logistico automatizzato che abbiamo creato nel 2012, ci consente di essere alla portata di tutti.

QUAL È IN QUESTO SENSO LA VOSTRA STRATEGIA DI COMUNICAZIONE?
L’Erbolario punta a una comunicazione integrata che coinvolge sia i media classici come Tv, stampa e radio, sia i nuovi media digitali come il web e i social network, mezzi di comunicazione complementari molto efficaci. Non sottovalutiamo, inoltre, la comunicazione nel punto vendita che ci permette di dialogare con i nostri clienti tramite cataloghi, brochure, calendari, espositori, scatole regalo, shopper e campioncini, strumenti preziosissimi.

QUINDI PER L’ERBOLARIO È ANCORA IMPORTANTE LA COMUNICAZIONE SU CARTA?Certamente. Su quelli che sono considerati i media tradizionali investiamo ogni anno un po’ più di 2 milioni di euro. Ma per noi, la parte fonda-mentale degli investimenti riguarda il presidio del punto vendita. Per questo realizziamo e stampiamo tantissimo materiale non solo promozionale ma informativo. Per noi depliant, shopper, espositori e cataloghi sono strumenti preziosi. Tanto che in un anno stampiamo oltre dieci milioni di copie, a cominciare dal calendario dell’Erbolario per cui abbiamo una tiratura tra 2,5 e 2,7 milioni sempre di copie all’anno.

ANCHE NEL MONDO DEL “LUSSO SOBRIO” È FONDAMENTALE LA VETRINA DEL PUNTO VENDITA?
Senza dubbio. I nostri punti vendita sono pensati per mettere a proprio agio le persone che li frequentano, evocare atmosfere familiari, piace-voli, domestiche. Diciamo che deve essere “carezzevole” come i nostri cosmetici vegetali.

COME REALIZZATE QUESTA SUPER PRODUZIONE CARTACEA?
Abbiamo una struttura che potrei definire mista. Una decina di persone che lavorano in azienda e una serie di collaboratori esterni – grafici, illustratori, fotografi – con cui collaboriamo e posso dire abbiamo anche instaurato un rapporto d’amicizia da trent’anni. Per quanto riguarda invece le aziende di stampa, saranno almeno dieci, forse quindici, perché la nostra produzione, dalle brochure al calendario, dai kit vetrina al packaging è molto diversificata e richiede anche molta flessibilità.

QUALI SONO I MESSAGGI CHE VEICOLATE PER CONFERMARE L’IMMAGINE E LA QUALITÀ DEL BRAND?
Per L’Erbolario è assolutamente importante comunicare la qualità del no-stro prodotto 100% made in Italy – non abbiamo mai delocalizzato alcuna fase della nostra produzione -la sua efficacia e la sua gradevolezza. Ma non solo. Per noi non si può essere belli senza essere buoni. Non a caso ci piace parlare di cosmetico (cosmeo=abbellisco), un prodotto etico, buono sotto tutti i punti di vista, buono nella sua formulazione e buono nel suo rapporto con l’uomo, con gli animali e con l’ambiente. Tanto che da più di trent’anni siamo al fianco della Lav, l’associazione animalista più importante in Italia con la quale abbiamo condiviso tante battaglie e dal 2002 siamo certificati, sul fronte dell’ecosostenibilità e del rispetto dell’ambiente, con la ISO 14001.

PER QUANTO RIGUARDA IN PARTICOLARE IL PACKAGING, QUAL È LA FILOSOFIA DEI VOSTRI IMBALLAGGI?
L’imballaggio secondario, quello che visivamente il cliente vede per primo, per noi riveste un’assoluta centralità. Nella scelta del packaging la nostra prima fonte di ispirazione è certamente la natura e anche l’imballaggio segue la logica di quella sobria eleganza che ci ha sempre contraddistinto. Un “lusso sobrio” anche se di per sé può sembrare un ossimoro”.

TRADOTTA IN PRATICA, COME SI SVILUPPA QUESTA IMMAGINE DEL PACKAGING DI LUSSO?
Prendiamo, per esempio, le linee di trattamento per il viso e per il corpo. Nella linea Acido Ialuronico il packaging è di color rosa tenue, leggero, così come lo sono i delicati petali di rosa. I prodotti della linea all’Olio di Argan, invece, si ispirano al luogo di origine di questa preziosa materia prima e riproducono le tonalità beige del deserto, della sabbia, dei semi della pian-ta dell’Argania spinosa. Per la linea Goji avevamo un altro desiderio: che il rosso rubino delle bacche di Goji brillasse come una lanterna, come una gemma. Per questo abbiamo scelto il grigio: per permettere al rosso prezioso di spiccare. Tutte le linee profumate, poi, sono legate al mondo della botanica, ai colori e alle forme della natura. Ogni linea riporta sulle confezioni disegni al tratto preci-si, fedeli e sicuramente molto evocativi: è il caso di Camelia, Papavero Soave, Ortensia. Il nostro obiettivo è quello di “catturare” il fiore o la pianta e riportarlo non solo all’interno del cosmetico, con sostanze funzionali ed estratti pregiati, ma anche sul packaging.

COME STA EVOLVENDO TECNICAMENTE IL VOSTRO PACKAGING?
Da sempre siamo portati all’innovazione sia nei prodotti, che vedono oltre 40 novità all’anno, sia nel packaging. Alcuni prodotti delle linee Acido Ialuronico e Goji per esempio hanno flaconi dotati dell’Airless, un particolare sistema bre-vettato che non permette all’aria di entrare in contatto con la crema, tutelando così l’integrità del formulato e dei suoi principi attivi. Ma ciò che ci guida, nella scelta del packaging, è soprattutto la sua ecosostenibilità, oltre che la sua praticità e la sua capacità di conservare al meglio i nostri prodotti. Per questo le confezioni hanno forma semplice, sono costituite da un unico materiale – ove possibile – o comunque da materiali differenti ma facilmente separabili, per favorirne la completa riciclabilità. E non è finita. Per i flaconi prediligiamo sempre plastica che non deriva dal petrolio bensì dalla canna da zucchero! È per questo che abbiamo investito su questo rivoluzionario materiale: il green PE. Per quanto riguarda il PET, il massimo di fonte rinnovabile che, sino ad ora, si è riusciti a introdurre per la sua produzione su scala industriale am-monta al 30%. Queste plastiche di derivazione vegetale hanno le medesime caratteristiche di sicurezza, infrangibilità e completa riciclabilità delle plastiche tradizionali, ma la derivazione da una fonte rinnovabile ne riduce l’impatto ambientale legato alla produzione. 

E PER QUANTO RIGUARDA GLI ASTUCCI?
Quando parliamo di packaging ecosostenibile, ovviamene, intendiamo anche gli astucci che contengono i prodotti. Per quelli, così come per tutti i materiali cartacei, utilizziamo solo carta certificata ottenuta da fonti gestite in maniera responsabile che può quindi fregiarsi del prestigioso marchio del Forest Stewardship Council® . E di una cosa andiamo particolarmente fieri: siamo stati la prima azienda cosmetica italiana ad aver ottenuto la licenza d’uso del marchio FSC® per poter comunicare in modo ancora più trasparente la nostra scelta, quella di minimizzare l’ impatto ambientale. Che si è tradotto anche nella scelta di eliminare i bugiardini dalle confezioni stampando all’interno dell’astuccio gran parte delle indicazioni e dei suggerimenti utili per il consumatore.

19/04/2017

Cliente
Erbolario