How it's made

Stampa digitale a prova di sensi

Vent’anni fa, quando la stampa digitale iniziava a presentarsi sul mercato come alternativa, il fronte degli scettici era unito: la tecnologia tradizionale era ormai assolutamente matura e consolidata, garantiva qualità, giusta economicità, e tirature decisamente alte. E tutti a sostenere l’insostenibilità del digitale: gli inchiostri costano troppo, non ci sono le carte, la resa del colore non è buona…

Di Lorenzo Capitani | Su PRINT 78

Poi il mercato si è incrinato, non più grandi formati, non più copie su copie. Qualcuno ha pensato che bastasse garantire cambi lavoro rapidi e tirature corte, ma si è scottato. Nel frattempo le Indigo sono entrate nei reparti stampa, non più solo per le prove colore, e con esse le macchine digitali a bobina. Oggi il mercato è maturo, il digitale ha superato molti suoi limiti e affianca la tecnologia tradizionale come valida alternativa, non solo per la stampa ma anche per le nobilitazioni.

Una nuova artigianalità
Paradossalmente, una tecnologia così nuova ha tanto in comune con l’artigianalità che caratterizza proprio il mondo della nobilitazione tradizionale, fatta di perizia esecutiva, conoscenza delle tecniche e dei materiali e cura dei dettagli. Il tempo della massificazione, del seriale e dell’uguale per tutti è finito, e il digitale, tecnologia ancora giovane, consente proprio di ragionare in termini di piccoli numeri, di sperimentazione, di personalizzazione e di alta qualità. Spesso a scegliere il digitale per la nobilitazione sono gli stessi serigrafi incisori, verniciatori, stampatori che lavorano tradizionalmente e che amano sperimentare e ricercare nuove soluzioni. E così – basta parlare con alcuni di loro per accorgersene – il digitale diventa una tecnica alternativa e non sostitutiva. Ma anche il mondo dei grossi stampatori non è immune al fascino del digitale per rispondere ai mercati che ricercano l’effetto “wow” o l’alta percezione sensoriale in ogni stampato. Se nel mondo offset abbiamo assistito all’arrivo del floc, al proliferare della verniciatura, UV e non solo, all’utilizzo del cold foil sovrastampato, alle vernici profumate o tattili, quello che si vuole e in parte si riesce a fare oggi con il digitale è una nobilitazione che segue le caratteristiche del prodotto sia in termini di tiratura sia di personalizzazione. Le nobilitazioni in offset restano comunque un prodotto industriale che risponde alle logiche di media tiratura e dei costi fissi, mentre la personalizzazione è un trend consolidato. E personalizzare vuol dire sia dato variabile, sia tirature micro, quando non singole, che si affiancano alla domanda ormai consolidata di stampati al contorno alla produzione, come le pre-tirature. Oggi le macchine digitali possono fare tantissime cose, ma a patto di conoscere bene le tecniche, i materiali e i processi di lavorazione. E non parlo solo di fornitori, ma anche di print buyer, che devono lavorare insieme perché ci sono fattori tecnici delicati da tenere sotto controllo già in fase di capitolato. E qui si ritorna al valore dell’artigianalità che si era ormai un po’ perso nel tempo e che con lo stampatore digitale si sta riscoprendo: insomma, non basta avviare una macchina. 

La nobilitazione digitale
Ma quando scegliere il digitale? Partiamo dal fatto che ormai la stampa e di conseguenza la nobilitazione digitale è applicabile a stampati commerciali così come al packaging, all’editoria, alla company communication, agli inviti, ai business card, alle label fino al web2print. Non solo, a differenza della stampa tradizionale, in cui le nobilitazioni, salvo configurazioni di macchina ad hoc, sono quasi sempre fuori linea, spesso presso impianti di terzi, il digitale consente la nobilitazione, se non in-line, almeno near-line. E, in più, ha il vantaggio di potersi combinare con le tecniche più tradizionali, moltiplicando gli effetti ottenibili. Ecco allora che abbinando con fantasia e perizia tecnologie e materiali si realizza un prodotto che non è semplicemente nobilitato, ma un articolo del tutto nuovo.

Perfezione dei grafismi
La scelta del digitale diventa quasi obbligata quando, oltre alla qualità, si ricerca maggiore percezione sensoriale soprattutto per lotti piccoli, oltre che per le campionature. Ma la bassa tiratura non è un limite: è il mercato che è fatto così, e il digitale ci si adatta perfettamente. La tecnologia consente anche grandi numeri. La nobilitazione digitale non passa per telai e matrici e di conseguenza non ha quasi costi fissi (va però considerato il costo del polimero, tuttora elevato, che in caso di alta coprenza incide parecchio e su tirature medio-alte può annullare il beneficio della mancanza di impianti). Non ci sono attese per la realizzazione del telaio o dei cliché, non ha avviamenti lunghi per prendere il registro con la stampa. Il dato digitale è convertito istantaneamente in grafismo e il grafismo ha una precisione pressoché perfetta, costante, foglio dopo foglio: di più, “ricalcolata foglio dopo foglio”, come ci ha spiegato Andrea Voltolini di Paperskin, azienda di Moncalieri che da oltre trent’anni lavora a fianco delle industrie grafiche, delle cartotecniche e delle società editoriali. In Paperskin hanno creduto nel digitale e hanno affiancato agli impianti tradizionali di stampa a caldo, verniciatura serigrafica, UV e plastificazione l’innovativo sistema Scodix Ultra Pro Foil per realizzare la nobilitazione di altissima qualità anche su piccole tirature e in tempi ristretti. “La precisione è assoluta” continua Voltolini, “le macchine hanno quattro telecamere che leggono il singolo foglio e orientano di conseguenza le testine di stampa. È questa precisione che consente di nobilitare più volte lo stesso foglio con diverse tecniche”. Nel mondo del piccolo formato HP Indigo e Kodak sono state le prime a introdurre valore aggiunto ai propri stampati con l’adozione di colori speciali e con sistemi di coating dedicati, seguite dai sistemi a toner di Xerox e Canon che hanno introdotto il toner trasparente per la lucidatura. Oggi Ricoh ha introdotto anche sui sistemi toner da produzione la possibilità di stampare il bianco. Bianco, trasparente, oro, argento; alcuni erano già presenti da tempo in molti impianti, ma ora sono inseriti in macchine da produzione e quindi proponibili a un mercato più ampio con tempistiche da ‘just in time’. 

Superfici ad alto spessore
A queste si aggiungono le tecnologie di “varnish digitale” di MGI o i sensoriali di Scodix. Mentre per la verniciatura digitale a fare la differenza è il toner, per Scodix il segreto è l’uso di speciali polimeri nell’inchiostro, detti Poly- Sense, coniugati con un hardware all’avanguardia basato su videocamere, software e algoritmi che consentono di adattare i grafismi alle nobilitazioni richieste controllando la resa e la qualità foglio per foglio, come dicevamo. Le applicazioni sono le più diverse e tutte con una forte componente sensoriale. Si va dalla laminazione alla verniciatura spot. Ma è sulla resa del gloss e dello spessore che Scodix fa davvero la differenza. Basti pensare che è possibile verniciare, con polimeri speciali effetto lente che hanno una brillantezza fino a 99GU (Gloss Units) capaci di esaltare al massimo i colori, e, con un unico passaggio di macchina, sbalzare con uno spessore massimo fino a 250 micron, ovvero 100 volte di più delle vernici spot tradizionali. “Sul fronte della laminazione” spiega Voltolini “si applicano polimeri dai 3 agli 80 micron in un passaggio o si arriva a laminazioni spessorate (oro colato) che possono arrivare a 40, 50, 60 fino a 80 micron: l’effetto è del tutto paragonabile a quello di una serigrafia spessorata o di una stampa a caldo”.

Stampa effetto embossing
Non è un caso che il digitale sia utilizzata anche per la scrittura in braille su packaging di diverso tipo come il farmaceutico. La cosa interessante sempre legata alla tecnologia PolySense™ di Scodix è che consente la creazione di punti braille o grafismi in rilievo senza segnare la carta in modo da poter stampare su entrambi i lati del foglio sui supporti più diversi, dalla carta (a partire dai 135 gr) al cartone, al PVC. Senza che i punti si appiattiscano! Questo apre all’uso non solo nel packaging o negli stampati per ipovedenti, ma possono essere stampati fronte/retro, ma anche in tutte quelle applicazioni in cui si vuole una stampa effetto embossing ma non si vuole il foglio segnato in volta o non si vuole correre il rischio di avere schiacciati i rilievi. 

La tecnica delle sleeking
Il digitale però dà il suo meglio nell’abbinamento tra laminazione e stampa grazie all’uso di inchiostri metallici che non richiedono una laminazione tradizionale preventiva. Inoltre si sta diffondendo la tecnica dello sleeking che consiste nel trasferire film metallici e vernicianti direttamente sugli stampati a toner. Lo sleeking è un materiale spalmato su liner e fornito in bobine; una volta applicato si presenta come un lacca nella versione lucida o olografica e in una lamina nella versione oro e argento. Il particolare materiale che compone il film è spalmato su un liner trasparente, che viene rimosso una volta terminato il processo. Lo sleeking si combina chimicamente con il toner utilizzato dalle stampanti digitali e il contatto con i rulli caldi permette di trasferire la nobilitazione sulle porzioni di stampa dove si trova il toner. Sulle aree prive di toner, non si avrà alcun effetto e il film rimarrà depositato sul liner. Oltre all’applicazione a spot, questo processo permette di ottenere risultati molto interessanti sfruttando un doppio passaggio di stampa: per esempio, si stampa una parte dell'immagine e la si plastifica, il foglio si rimette in macchina per la stampa della parte restante dell'immagine e l’applicazione del film sleeking lucido o olografico. Con un processo simile al cold foil e un film sleeking oro o argento si stampa prima la parte da nobilitare in nero, si passa all’applicazione dello sleeking, e successivamente si stampa il resto della grafica in quadricromia. Le finiture disponibili sono quella lucida, opaca, argento, oro e hologram sparkle (finitura lucida trasparente con un effetto brillantinato). L’effetto olografico è ottenibile anche in casa Scodix con l’Ultra Pro Foil e la tecnica detta Cast&Cure che consente effetti olografici mediante films microincisi.

Foil Scodix 351
L’abbinata digitale / film metallici si ritrova anche nel nuovo Foil Scodix 351 realizzato da Kurtz su tecnologia Digital Metal e distribuito in Italia da Luxoro. Si tratta di una nuova linea di foil basati su un polimero brevettato che garantisce brillantezza e alti spessori mediante numerose colorazioni. L’applicazione è la stessa delle altre nobilitazioni digitali: stampa della grafica sul supporto con inchiostro a base toner, applicazione della lamina e sovrastampa attraverso la stampa digitale. Il nuovo dispositivo ideato da Kurz trasferisce il foil su supporti, come carta, cartone e plastica, utilizzando il metodo a getto d'inchiostro. La fase di decorazione Digital Metal può essere eseguita prima o dopo la stampa a colori digitale o offset. Kurtz propone anche il sistema DM - Liner UV-INK con il quale gli effetti metallizzati vengono trasferiti digitalmente su carta e cartone. L’applicazione può avvenire prima o dopo la stampa digitale, i particolari da metallizzare vengono prima stampati con inchiostro UV, poi sovrastampati con il substrato metallico e infine fissati con un UV a led, rimuovendo dopo il trasferimento il supporto. Infine, se si cercano effetti veramente speciali è possibile decorare in digitale anche con effetti glitter o con cristalli 3D affogati nel polimero UV.

Carte compatibili
Insomma, con il digitale sembra si possa fare tutto anche se esistono dei limiti tecnici prima di tutto, in particolare legati alle carte che possono essere usate. Mentre, infatti, patinate e semi-patinate rispondono bene perché la porosità della superficie è sufficientemente fine da impedire che le fibre assorbano, le carte non patinate e uso mano tendono ad assorbire e a ridurre gli effetti del rilievo o ad alterare le planarità dei foil. Le cartiere, da Arctic Paper ad Arjowiggins, da Cordenons a Mohawk Paper, da Favini a Neenah Paper a Fedrigoni, sono ormai sensibili a questo problema e nel loro catalogo sono sempre di più le carte non patinate compatibili con la stampa e, soprattutto, con la nobilitazione digitale. E dove non arriva ancora la carta i produttori di stampanti digitali sopperiscono con primer dedicati che creano uno strato intermedio che chiude le porosità della carta di fatto “patinando” la carta laddove andrà la nobilitazione.

La legatoria
L’altro limite è di fatto la legatoria, che resta un passaggio non digitale che per poche copie deve avere un approccio decisamente artigianale e come tale rischia di far lievitare i costi che il digitale ha reso decisamente competitivi. Certo dipende dallo stampato: poche copie di un libro o un catalogo stampato in digitale con nobilitazioni in digitale pagherà lo scotto della legatoria, un invito, per quanto nobilitato dovrà solo passare in taglio ed eventualmente in piega. Quanto inchiostro è passato dal 1453, quando Gutenberg stampò la sua prima celeberrima Bibbia… e quanto il digitale sta rendendo ancor di più la stampa a portata di mano. Allora, per realizzare le 35 copie su pergamena e le 150 su carta, furono necessari almeno 424 giorni, sei torchi e si dovettero incidere 290 caratteri diversi (47 lettere maiuscole e 243 minuscole) per un costo complessivo di 1500 fiorini. Oggi basta una sola stampante: è la stampa, digitale, bellezza…

 


18/10/2019


How it's made