Interviste

Materiali, laboratorio dei sensi

La caratterizzazione espressiva dei materiali è un tema emergente nel design. Tutto parte però dalle superfici, sempre più trattate e modificate per ampliarne proprietà, funzionalità, utilizzi. Soprattutto per fare in modo che possano comunicare e trasmettere emozioni. Che siano di carta o di metallo, di vetro o di ceramica le superfici parlano a noi e di noi. Sempre più decorate, stampate, texturizzate, sono il territorio dei sensi, dove l’identità materica dei manufatti misteriosamente si svela. Per regalarci esperienze percettive, sensazioni, significati. 

Di questo, e di molto altro, abbiamo parlato con Micol Costi, responsabile della Library di Material ConneXion Italia e direttore del team di ricerca su Materiali e Processi Innovativi e Sostenibili. 



Di Anna Aprea | su
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Quali sono le possibilità di cui oggi disponiamo per trasmettere ai materiali caratteristiche sensoriali e aumentarne dunque l’esperienza percettiva? 
Ci sono diverse possibilità per trattare i materiali e ampliarne la fruibilità, lo si può fare sia meccanicamente che chimicamente lavorando sulle superfici. Con particolari tecnologie è oggi possibile rendere una pellicola meno scivolosa, conferire ai materiali un grado di attrito controllato, creare elementi segnaletici, texture decorative. Si tratta di processi che possono essere utilizzati sia su fogli polimerici, sia su carte con diverse composizioni, per esempio sulle carte tree free a base di fibre tessili, ma possiamo trattare anche non tessuti di vario tipo, cioè materiali in fogli che hanno un comportamento a metà tra carta e tessile, ovvero una stampabilità che per qualità della definizione è vicina alla carta per resistenza alla lacerazione è propria di un tessuto. Un’ulteriore opportunità è rappresentata dalla possibilità di disporre o incorporare sulla superficie del materiale fibre naturali, che creano texture inedite e interessanti, come nel caso delle carte in cui vengono integrati scarti agricoli o scarti di lavorazioni industriali. 

Le ricerche che studiano le nostre reazioni alla superficie degli oggetti, i modi in cui la materia viene percepita sono fattori sempre più importanti della nostra contemporaneità. Quali sono le ragioni di fondo, secondo lei, che spingono queste ricerche? 
Siamo sempre più stimolati da tutto quello che ci circonda. Non basta più che un materiale sia accattivante a livello visivo, occorre che risponda al bisogno diffuso di riconoscibilità e caratterizzazione. La caratterizzazione dei materiali non riguarda soltanto le loro prestazioni, oggi abbiamo attrezzature tecnologiche che ci consentono di completarli, renderli cioè accattivanti dal punto di vista sensoriale. C’è un’attenzione sempre più diffusa nel conferire, anche in fase di concepimento, caratteristiche tattili sempre più sofisticate. Ma anche le caratteristiche cromatiche sono importanti tanto che vengono utilizzate per definire lo standard qualitativo dei materiali: fanno in modo che, all’interno della gamma, si possa riconoscere per esempio un prodotto premium proprio a partire dalle sue caratteristiche cromatiche. 

Ma il colore risponde alle esigenze di uno solo dei nostri sensi… 
È parzialmente vero. Perché gli effetti cromatici possibili sono oggi così sofisticati e vari che possiamo avere effetti cangianti molto diversi a seconda del substrato dei materiali oppure delle condizioni dell’ambiente. Ci sono poi materiali intelligenti che, trattati con pigmenti fotocromatici, rispondono a stimoli dell’ambiente o alle radiazione, e attivano cambiamenti della colorazione. Dunque è vero che la vista è il solo senso che le caratteristiche cromatiche stimolano, ma viene abbondantemente soddisfatto. 
C’è una grandissima attenzione a tutte le caratteristiche sensoriali, soprattutto all’aspetto tattile, divenuto negli ultimi tempi sempre più importante rispetto al passato. Oggi la tattilità è decisamente un fattore rilevante 

La tattilità delle superfici è un tema forte nel design. Lo è di certo anche tra i produttori.
Indubbiamente. C’è una grandissima attenzione a tutte le caratteristiche sensoriali, soprattutto all’aspetto tattile, divenuto negli ultimi tempi sempre più importante rispetto al passato. Oggi la tattilità è decisamente un fattore rilevante. L’attenzione varia in base alla tipologia di prodotto e alle applicazioni. Se pensiamo a un controsoffitto per un punto vendita o all’allestimento di mostra è più importante la qualità della stampa ottenibile perché la fruizione avviene attraverso altri sensi. E in questo caso il tatto passa in secondo piano. Se pensiamo invece a una carta da parati il tatto è al primo posto. Il lavoro sulle superfici, la ricerca, procede insomma in base al mercato e all’utilizzo. E i produttori sono molto attenti nel definire il set di caratteristiche in rapporto al mercato di riferimento. Così di solito un materiale presenta diverse versioni che soddisfano i requisiti di un determinato settore.

Quali sono le tendenze in fatto di caratterizzazioni tattili? 
Abbiamo riscontrato due tendenze, apparentemente antitetiche. Da un lato texture grezze, granulose con un ruvido pronunciato, che risponde alla ricerca di naturalità e sostenibilità, dall’altro superfici estremamente lisce e opache con un effetto tattile gradevolissimo e setoso. Uno dei riferimenti principali è tutto ciò che rientra nel mondo dei prodotti tessili, a 360 gradi: sia ciò che si indossa sia ciò con cui si rivestono gli ambienti. C’è una forte connessione con il mondo della moda, dei tessuti in particolare e delle loro caratteristiche. La stessa lucentezza o mano gradevole di un materiale tessile possono essere riprodotti su una carta o su una pellicola, e in modo anche molto sofisticato. Ci sono carte con goffrature che richiamano i tessuti al punto che quando le tocchiamo abbiamo l’impressione non tanto di saggiare una carta ma un buon tessuto. Attraverso tecnologie come la floccatura possiamo poi conferire uno strato tessile a un substrato rigido. 

Materiali morbidi che risultano rigidi al tatto, materiali tradizionalmente freddi che sono caldi. cosa ci può dire di queste ‘dissonanze’ che fanno sempre più tendenza? 
Sicuramente confermo che si tratta di un trend in atto soprattutto per quanto riguarda la temperatura delle superfici. Ci sono materiali che hanno aspetto visivo diverso da quanto poi risulta al tatto. Oppure accade che, osservando le superfici, ci aspettiamo un tatto caldo o freddo invece esplorando tattilmente il materiale scopriamo sensazioni differenti. 
Materiali tradizionalmente freddi come i ceramici, le tradizionali piastrelle ad esempio, vengono trattate per offrire effetti simili al cerato, oppure presentano un tatto grezzo. 

La personalizzazione di arredi e rivestimenti d'interni è uno dei fenomeni più significativi degli ultimi anni. Quali sono i materiali più utilizzati a questo scopo? 
Quello della personalizzazione è un importante trend in atto e riguarda una varietà sempre più ampia di prodotti, inclusi i materiali per la progettazione di arredi e ambienti interni ed esterni. Parallelamente rispetto alle collezioni disponibili a catalogo, numerose aziende produttrici offrono la possibilità di realizzare versioni personalizzate di piani, pannelli, laminati, carte da parati o prodotti tessili, che vengono decorati con stampe, riproduzioni texturizzate o ricamate di immagini, grafiche e loghi forniti dal cliente. A speciali pellicole e matrici per la decorazione di superfici in calcestruzzo, che consentono di realizzare texture e motivi direttamente sulla superficie del materiale, si affiancano carte da parati per esterni, applicabili esattamente come quelle tradizionali, destinati alle superfici di interni, ma resistenti a raggi solari, smog e agenti atmosferici. 

Quello che nella moda si chiama Mix & Match, ovvero l’accostamento di fantasie e tessuti che creano contrasti stridenti di grafismi e cromatismi, ha di certo una sua declinazione anche nell’interior decoration. Attraverso quali materiali questa sfida si esprime? 
La tendenza cui fa riferimento non riguarda solamente l'abbinamento di materiali con caratteristiche visibilmente differenti, spesso antitetiche, come tatto ruvido vs liscio, trasparenza vs coprenza/opacità, temperatura fredda al tatto, ma la realizzazione di prodotti compositi, che integrano stabilmente differenti materiali, come è il caso di pannelli costituiti da vero legno e resine, plastica e alveoli metallici, pelli esterne in plastica e anima in cartone, calcestruzzo e fibre ottiche o elementi in acrilico, legno e fibre ottiche etc.

I tre materiali più innovativi e più richiesti per il packaging del lusso?
Direi il foglio flessibile in impiallacciatura di vera pietra, indicato per lavori di legatoria e per la realizzazione di scatole e contenitori, le carte specialty dall'aspetto e dal tatto ricercati, in aggiunta resistenti ad acqua, fluidi e prodotti grassi, le pellicole e lamine decorative a effetti multipli per inspirational packaging. 
Tra i materiali più innovativi destinatial packaging del lusso troviamo il foglio flessibile in impiallacciatura divera pietra, le carte specialty resistenti ad acqua, fluidi e prodotti grassi, le pellicole e lamine decorative.

Vorremmo ora approfondire il tema della stampabilità e capire se questa caratteristica nasce in fase di progettazione dei materiali oppure in una fase successiva della loro vita.
Lo sviluppo percorre entrambe le linee. Di frequente accade che in fase di progettazione un materiale viene concepito per fornire una protezione, ad esempio una protezione ignifuga o resistente ai raggi infra rossi. Questo obiettivo col tempo viene completato con caratteristiche superficiali che permettono la stampabilità. Al contrario può accadere che un materiale in partenza è disegnato per essere stampato, pensiamo ai materiali per la segnaletica, ai banner, che sono tutti stampabili in partenza, ma anch’essi possono essere arricchiti e completati con caratteristiche ad esempio di riduzione dell’impatto ambientale e allora gli si conferisce un filtro che protegge dai raggi UV o che previene il riscaldamento di un ambiente o piuttosto può trattarsi di una resistenza chimica che consente la lavabilità con determinati prodotti chimici. Nel caso di materiali tecnici le possibilità si ampliano ancora: per esempio ci sono materiali che hanno superfici con azione batteriostatiche attive o passive o caratteristiche autopulenti, e nonostante si tratti di prodotti che presentano caratteristiche tecniche molto specifiche, essi si vestono di una valenza decorativa che viene loro conferita attraverso la stampa. Stiamo parlando di piani di lavoro e di appoggio, laminati, fogli decorativi oppure rivestimenti sia rigidi che semirigidi o flessibili applicabili a una serie molto ampia di materiali utilizzabili sia per gli interni che per gli esterni. 

L’opzione della stampabilità nasce dalla volontà dello sviluppatore oppure sono i produttori di macchine da stampa che s’interessano della messa a punto delle macchine in funzione della possibilità di personalizzare e decorare certi materiali? 
Diciamo che non esiste una risposta univoca a questa domanda. Non c’è una regola fissa. Sono entrambi che si muovono, sviluppatori e produttori di tecnologie di stampa. In alcuni casi si tratta di collaborazioni tra le due realtà. A volte lo sviluppatore del materiale è interessato a renderlo stampabile per poter offrire versioni decorate del suo prodotto, e dunque ha la necessità di individuare un processo. In altri casi le tecnologie di stampa si sono adattate ai materiali, ad esempio i materiali calpestabili che oggi vengono stampati sono in numero sempre maggiore, e questo è accaduto perché nel tempo si è voluto completare il prodotto con questa opzione. Lo stesso è successo con le ceramiche o con i pannelli in fibra di legno, oppure ancora con altre tipologie particolari di superfici compatte, che non sono nate per essere stampate ma col tempo sono divenute compatibili con le tecnologie di stampa. Nel campo delle pietre e dei marmi c’è in corso molta sperimentazione per rendere questi materiali stampabili 

Può dire lo stesso anche per i polimerici?
I materiali polimerici solitamente si prestano molto bene alla stampa. 

Quali sono i materiali non stampabili?
Ci sono ancora materiali non stampabili, o difficilmente stampabili, e li ritroviamo principalmente nell’ambito dei naturali e dei prodotti derivati dai naturali. Parliamo, ad esempio, delle superfici in pietra. Nel campo delle pietre e dei marmi c’è in corso molta sperimentazione e le opzioni di stampa non sono ancora maturate. Anche le impiallacciature grezze di legno o di pietra sono una tipologia di prodotti per i quali la stampa non è un’opzione diffusa.

E cosa ci dice dei calcestruzzi, che hanno alimentato la creatività di molti designer e sono sempre più presenti nell’interior design? 
Proprio perché sono sempre più diffusi per il design d’interni, sono stati messi a punto calcestruzzi, oltre che alleggeriti, con qualità superficiali migliorate, e dunque teoricamente stampabili. I calcestruzzi sono una famiglia di materiali in cui vi sono molte sperimentazioni in corso, tra le quali per il momento la stampa non rappresenta l’opzione prioritaria. 

Quando si parla di stampabilità ci si riferisce esclusivamente alle tecnologie digitali? 
Non esclusivamente ma principalmente. Con le tecnologie digitali si ottengono qualità delle immagini e resa cromatica soddisfacente. Dunque non è una tecnologia esclusiva ma preferita per la resa qualitativa.

Se i trattamenti delle superfici sono e saranno sempre più sofisticati, quali sono le prospettive delle numerose nobilitazioni che oggi, in fase di stampa, vengono conferite ai materiali per accentuarne le caratteristiche sensoriali? 
Le nobilitazioni saranno sempre più importanti intanto perché consentono di creare effetti selettivi, lavorando solo sui particolari. Altro grande vantaggio delle nobilitazioni è il fatto di non dover ricorrere a un substrato diverso. Con la stessa materia di base e magari usando per esempio inchiostri particolari possiamo conferire una profumazione alle carte, e dunque aggiungere al tatto l’olfatto. Dunque soddisfare addirittura un senso in più. 


 
Chi è Micol Costi?
Micol Costi ha studiato disegno industrialecon indirizzo Prodotto in Germania, ha poi proseguito gli studi in Italia,dedicandosi al disegno industriale peril settore moda, e successivamente ha conseguito una specializzazione in BrandIdentity e Packaging Design. È direttoredella ricerca su Materiali e Processi Innovativi e Sostenibili presso MaterialConneXion Italia. Si occupa anche dimostre dedicate alla progettazione sostenibile e ai materiali eco-compatibili. È coautrice di pubblicazioni sui materiali innovativi e la sostenibilità nel design e la progettazione. Tiene stabilmente workshop sull’innovazione nei materiali. 

Material ConneXion: una fantasmagorica library di materiali 
Material ConneXion è il più importante network internazionale di consulenza sui materiali e processi produttivi innovativi esostenibili, con sedi negli Stati Uniti, in Europa e in Asia. Promuove la creazione di contatti tra i produttori di materiali e i potenziali utilizzatori. Dal 2002 Material ConneXion Italia svolge, anche nel nostro Paese, attività di consulenza, promozione e formazione. 
Nella sua sede di Milano, in viale Sarca 336, ospita una library fisica di oltre 5000 materiali, suddivisi in categorie, di cui circa 2500 permanentemente esposti. 


13/03/2018


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